635 Gesù: “Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Luca 15, 24) (Sabato II Settimana Quaresima). 11/03/2023
635 Gesù: “Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Luca 15, 24) (Sabato II Settimana Quaresima).

Dal Vangelo Secondo San Luca.

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. 3 Allora egli disse loro questa parabola: 11 Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Luca 15, 1-3.11-32).

Luci sul Vangelo.

La Portavoce: “In Quel Tempo tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinarono a Gesù per ascoltarLo.
Ma c’erano anche i farisei e gli scribi che mormoravano sul comportamento di Gesù, Che riceveva i peccatori e mangiava anche con loro.
Allora Gesù Raccontò loro una Parabola. C’era un uomo, che aveva due figli. Il più giovane disse al padre di dividere il patrimonio. E il padre divise le sostanze tra i due figli e il più giovane, dopo qualche giorno prese le sue sostanze e se ne partì, per andare in un paese lontano, dove spese tutti i suoi averi, conducendo una vita dissoluta.
Quando ebbe speso tutto, cercò lavoro presso un abitante di quel paese, dove si era abbattuta una carestia e gli permise di andare nei campi a pascolare i porci. Egli avrebbe voluto saziarsi con le carrube, ma non gli fu permesso di mangiare neppure le carrube dei porci.
Allora rientrò in sé e diede uno Sguardo al suo passato dove, nella casa del padre, c’erano tanti salariati che avevano di che mangiare in abbondanza.
E lui era lì, affamato e maltrattato.
Allora si disse: “Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro te. Non sono degno di essere tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni”.
Il Cogliere come questo figlio, vivendo nell’agio, aveva maturato l’arroganza e la superbia, fino a toccare quell’insoddisfazione da chiedere ciò che gli era dovuto e partire, convinto di aver trovato la soddisfazione della vita.
Ma dopo aver toccato il fondo, si ricordò di quanto era Fortunato ad avere una Casa e una Famiglia Affettuosa e Premurosa.
L’esperienza negativa ti può portare a fare mia colpa, come questo figlio, che ha riconosciuto di aver peccato contro il Cielo, perché aveva vissuto in maniera dissoluta.
E aveva peccato contro il Padre, perché nulla gli era dovuto, se non un Rendere Grazie per ciò che il padre lo rendeva partecipe.
Poi diede seguito alla sua decisione e partì per tornare a casa per chiedere Perdono.
Ma quando era ancora lontano, il Padre lo vide e, commosso, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Allora il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
Ma la risposta del Padre era Ricolma di Grazie, per aver ritrovato il Figlio perduto e, chiamato i servi, gli fece portare il vestito più bello. Gli misero l’anello, i calzari ai piedi. E fece portare il vitello più grasso per farlo ammazzare, cucinare e far festa: “Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita”.
Il Cogliere Quel Padre, Che gli aveva permesso di partire senza impedimenti, con la Speranza che non si sarebbe perso. Ed è stata proprio quella brutta esperienza a convertirlo e a farlo tornare nella Grazia di Figlio Degno.
Mentre il figlio maggiore, che tornava dai campi, che udì la musica e le danze, chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose che era tornato suo fratello e il padre aveva dato festa, perché era tornato sano e salvo. Egli si arrabbiò e non voleva entrare.
Allora uscì il Padre a pregarlo di partecipare.
Ma lui rivendicava il suo comportamento: “Sono rimasto fedele ai tuoi comandi e tu non mi hai dato neppure un capretto per fare festa con i miei amici. Mentre mio fratello, che ha sperperato tutto con le prostitute, è tornato e per lui hai ammazzato il vitello più grasso”.
Il cogliere come il fare il Proprio Dovere, se non se ne è convinti, si ha sempre da rivendicare e pretendere qualcosa in cambio.
Mentre per il Signore non serve fare il giusto, senza che si fa nella Convinzione e nella Bellezza, perché si crede che il Giusto ha Sempre la Sua Ricompensa dal Padre, se si Solleva lo Sguardo e si Anela all’Amore.
Se poi ci sono peccatori e, come allora, pubblicani, che entrano nella Conoscenza e si Convertono, allora trovano la Gioia Piena dell’essere Giusti, Servitori, Consapevoli che nulla è dovuto, ma Tutto è Dono.
Questa Parabola mi Testimonia che è Giusto lasciare la Libertà delle Decisioni ai Figli e far seguire la Speranza che trovino la Retta Via.
E, qualora si dovessero perdere, ancora di più aggrapparsi alla Speranza di aprire il Cuore e tornare sui propri passi e vivere il Giusto, Che è Gradito al Padre.
Gesù ci ha Insegnato: prima di giudicare, Insegna la Conoscenza, poi lascia la Libertà. Prima del giudizio di condanna, spera nel Frutto di Ciò Che di Buono hai Insegnato e aspetta con Pazienza il Ritorno del Figlio Prodigo”.
(11.03.2023 Sabato. Ss. Eulogio, Salomone e Rodrigo, Martiri).


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